I VITIGNI AUTOCTONI

“Autoctono” è un vocabolo di derivazione greca che potremmo tradurre come originario, nativo.
In viticoltura il termine viene convenzionalmente usato nel senso di vitigno antico o tradizionale della zona dove viene coltivato.
Chiamiamo un vitigno autoctono quando vi sono prove di una sua ancestrale presenza in un territorio e nessuna traccia di altra e più recente provenienza.
I vitigni autoctoni costituiscono quindi la diversità biologica (biodiversità) di un territorio viticolo, ed elemento fondante della cultura materiale del luogo.
(Maggiori dettagli sul sito: www.autoctuve.it )

All’Elba si possono annoverare tra i vitigni autoctoni:

Aleatico
L’Aleatico è un vitigno rosso aromatico presente in diverse regioni d’Italia, ma la Toscana è indubbiamente il suo territorio d’elezione. Gallesio nel 1839 scriveva: “Qualunque sia il luogo dal quale ci è pervenuta quest’uva sarà sempre vero che la Toscana è il paese dove il vino è nato ed ha preso la sua reputazione…”
Ebbe una grande diffusione all’Elba nel periodo Mediceo; se ne otteneva un vino passito dal gusto pieno, dolce, vellutato ed alcolico, che veniva considerato un vino di alta qualità (anzi, un vino di lusso, come si usava dire); è tuttora il vino elbano per antonomasia.

Ansonica
Vitigno “figlio del mediterraneo”, è considerato il vitigno bianco più tipico all’Isola d’Elba ed all’Isola del Giglio, adatto anche all’appassimento; veniva anche utilizzato come uva da tavola.
Si ritiene che sia giunto anticamente nell’Arcipelago Toscano attraverso la Sicilia, dove è conosciuto con il sinonimo di Insolia od Inzolia e viene impiegato per la produzione del Marsala. 
L’Ansonica, sporadicamente coltivata anche in alto Lazio e nella fascia costiera grossetana, non è presente in altre aree viticole del Paese.

Procanico
All’Isola d’Elba (e nel Grossetano) si è coltiva il Procanico. Si tratta di un biotipo (varietà locale) del Trebbiano Toscano, uno dei vitigni bianchi più coltivati in Italia, già noto nell’antica Roma con il nome di Trebulanum,.
Il Procanico, molto ricco di zuccheri, è meno produttivo del Trebbiano Toscano; spesso gli acini a maturazione assumono una tipica colorazione rosacea.
Le caratteristiche organolettiche e l’attitudine alla vinificazione risentono positivamente della bassa produttività; nell’ambiente dell’Arcipelago Toscano e della Maremma dà vini giallo paglierino più o meno carico,  di buona struttura, con profumi delicatamente fruttati.

Sangiovese
Il Sangiovese è il vitigno più coltivato in Italia (oltre il 10% del totale); in Toscana, dove è il vitigno autoctono per eccellenza, occupa il 60% dell’intera superficie a vigneto.
Le origini e la storia del Sangiovese sono antichissime; le prime notizie documentate risalgono al 1590.
La grande variabilità ha indotto gli studiosi a considerare il Sangiovese come una vasta famiglia, composta da una moltitudine di varianti locali. Assume infatti differenti denominazioni nelle diverse zone viticole toscane: le più significative sono Prugnolo o Prugnolo gentile nel territorio di Montepulciano, Brunello a Montalcino, Morellino in Maremma; Sanvicetro, Nerino o Calabrese ad Arezzo. Nel Chianti ed all’Isola d’Elba è conosciuto come Sangiovese, ma anche come Sangioveto.

Vermentino
“Il Vermentino è il vitigno prediletto….….La sua fecondità,
la precocità e la dolcezza della sua uva e le qualità
del vino che produce formano un insieme di pregi
difficili a trovarsi riuniti in un altro vitigno”
(da G. Gallesio)

Vitigno valido in modo particolare nell’ambito di zone caldo-aride e costiere, si adatta tuttavia con grande ecletticità a diverse situazioni climatiche ed ambientali, fornendo produzioni di ottimo pregio.
L’origine del nome non è certa, forse derivando dal termine vermena (ramoscello giovane e sottile). Si pensa che sia geneticamente affine alla famiglia delle Malvasie; possiede un aroma caratteristico, pur se cangiante con l’ambiente di coltivazione.
Ritenuto originario del Medio Oriente, attraverso la Spagna sarebbe approdato in Corsica, Sardegna, Toscana e Liguria. 
E’ diffuso principalmente in Sardegna, ma è presente in modo rilevante anche in Toscana e Liguria. In Toscana, al confine con la Liguria, potrebbe essere stato il vitigno che dava il vino di Luni, elogiato da Plinio (Luni: antico insediamento romano, da cui il nome dell’odierna Lunigiana).
Si può considerare attualmente un vitigno prettamente italiano.